Milano, team di ricercatori dell’Università Statale individua una nuova variante del Covid. Cosa sappiamo.
Un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano ha individuato una nuova variante del Covid.
“In uno studio appena pubblicato sulla rivista Emerging Microbes & Infections (TEMI), i ricercatori dei laboratori di virologia dell’Università Statale di Milano, coordinati da Pasquale Ferrante, Serena Delbue (dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche) e Elena Pariani (dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute), in collaborazione con l’Istituto Clinico di Città Studi, hanno identificato una nuova mutazione del SARS-CoV-2, presente nel gene codificante per la proteina accessoria ORF-6. Tale mutazione porta alla produzione della proteina virale ORF-6 troncata mancante di 6 aminoacidi“, recita la nota de La Statale di Milano.
?? #Covid Uno studio dei ricercatori de @LaStatale ha identificato una nuova #mutazione del #virus presente nel gene codificante per la #proteina accessoria ORF-6 ? https://t.co/32R0vwvSk0 #lastatalericerca pic.twitter.com/dA52ZF84li
— Università degli Studi di Milano (@LaStatale) February 9, 2021
Milano, individuata nuova variante del Covid
Ma cosa sappiamo di questa nuova variante identificata dai ricercato dell’Università Statale di Milano? La buona notizia è che non si tratterebbe di una variante più contagiosa. La notizia da analizzare è che la variante in questione potrebbe avere conseguenze sulla diffusione del nuovo coronavirus nell’organismo di una persona contagiata. Quindi potrebbero cambiare gli effetti collaterali della malattia, potrebbero essere diversi gli organi colpiti e potrebbe cambiare anche il decorso della malattia.
“Come ampiamente riportato in letteratura, l’analisi della sequenza dei diversi isolati del virus SARS-CoV-2 ha evidenziato la notevole importanza delle mutazioni, che il virus introduce casualmente durante la sua replicazione e che, talvolta, gli conferiscono vantaggi replicativi e di evasione del sistema immunitario. Nella maggior parte dei casi, le mutazioni segnalate come determinanti per l’infettività virale si trovano sulla proteina Spike, ossia la parte più esterna del virus che funge da recettore e da target del sistema immunitario.
Nel caso studiato dai ricercatori dell’Università di Milano la significativa alterazione della proteina accessoria ORF-6 non riguarda direttamente le capacità infettanti del virus, ma può essere un fattore in grado di alterare i meccanismi patogenetici della malattia COVID-19. Dal momento che il ruolo di questa proteina nel corso della replicazione virale è quello di modulare la risposta immunitaria dell’ospite, interferendo con la produzione degli interferoni, la sua modificazione potrebbe avere conseguenze sulla diffusione del virus nell’organismo umano infettato e sull’evoluzione clinica della malattia”.
Il valore della scoperta
Nella fase conclusiva della nota che presenta lo studio del team di ricercatori viene evidenziata l’importanza scientifica della scoperta.
“I ricercatori ritengono che nell’attuale scenario, che vede notevoli incertezze riguardo alla patogenesi del COVID-19, la variante con ORF-6 troncata rappresenti un utile strumento per gli studi in vitro relativi alla modulazione della risposta immunitaria innata, che potranno evidenziare possibili diversi meccanismi patogenetici e suggerire lo studio di nuove strategie terapeutiche”.